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TERAPIA ANTICHISSIMA


 

La scoperta della danza corne modalita terapeutica e un'acquisizione abbastanza recente nella nostra so-cieta e sta assumendo un ruolo e una diffusion© sern-pre maggiori all'interno delle terapie, sebbene I'uso ri-tuale ed evocativo della danza risalga ai primordi del-I'umanita. L'uomo danza da sempre, in ogni epoca storica e in ogni parte del monolo. L'uso del termine "danzaterapia" nasce negli Stati Uniti intorno agli anni Quaranta del secolo scorso in seno alia rivoluzione della danza moderna, in partico-lare grazie al contribute di due ballerine, Marian Chace e Trudy Schoop, che ruppero con gli schemi rigidi e tradizionali della danza classica e iniziarono a speri-mentare il piacere di ballare nel dar forma a movimen-ti corporei spontanei, superando un tecnicismo che spesso sviliva I'espressivita per privilegiare la purez; del movimento. Queste due coraggiose ballerine ar varono a proporre la danza come dimensione catar ca e liberatoria e furono le prime a usarla con persoi affette da disturb! psichici, internate in ospedali p: chiatrici e traumatizzate dalla guerra. Da allora questa potenzialita della danza si e semp piu sviluppata e diffusa, con modalita different!, varie parti del mondo.

Oggi sono molteplici gli orientamenti esistenti e nor semplice fornire un'esposizione esauriente dei pos bill modelli di conduzione di un incontro di danzatei pia. Possiamo pero, in linea generale, ricondurre la\ stita del campo a tre fondamentali metodi: il meto di Maria Fux, I'approccio analitico di impostazionejt ghiana di Mary Whitehouse e quello dell'"Express Primitive" di Herns Duplan.

Maria Fux, danzatrice argentina, nata intorno agli anni Venti e formatasi con ia danza classica, scopre il valo­re terapeutico del bailo a partire dai benefici che lei stessa ebbe modo di sperimentare in un periodo di forte depressione, integrando il proprio percorso per­sonale con l'esperienza professionale. Come spesso accade, chi riesce ad attìngere al proprio materiale in-terìore, al vissuto profondo e ìntimo della propria soffe­renza, ha la possibilità di trovare una fonte inesauribile di ricchezza e creatività. Così la Fux valorizza la funzio­ne educativa e riabilitativa del movimento spontaneo senza inoltrarsi in forme dì verbalizzazione e ìnterpreta-zìone. Lei stessa afferma come il suo lavoro sìa carat­terizzato dalla sospensione dell'interpretazione: «Mi preme far capire che quanto più intenso è uno sforzo, effettuato senza tensione per scoprire il senso profon­do di ciò che in noi awiene, tanto più è evidente la tra­sformazione del nostro corpo. Lentamente accade qualcosa di meraviglioso: il corpo si libera». Quello di Maria Fux è a oggi uno dei metodi più conosciuti e dif­fusi di applicazione della danzaterapìa.

 

Metodo Whitehouse

Anche in ambito psicanalitico, per tradizione così lega­to alla parola, è nato un approccio dì tipo corporeo at­traverso il lavoro di Mary Whitehouse, psicoterapeuta junghiana californiana che ha sviluppato il concetto di "movimento autentico", un movimento spontaneo e in contatto con i contenuti più nascosti e inconsci della persona che possono emergere lavorando sull'improv­visazione. Tale movimento autentico, secondo la psico­logia del profondo, ha origine dal concetto junghìano di immaginazione attiva che, per dirlo con le parole dell'a­nalista Joan Chodorow, «comporta l'aprirsi all'incon­scio e il dare libero spazio alla fantasia mantenendo però, allo stesso tempo, un punto di vista della co­scienza». La danza diventa così un ponte, capace di far emergere le emozioni riunendo mente e corpo.

Metodo Duplan

Un'altra applicazione è quella deH"'Expressive Primiti­ve", fondato dal danzatore dì origini haitiane Herns Du-

plan. È un tipo di approccio che si ispira alle danze pri­mitive e alla dimensione "gruppale" attraverso l'utilizzo di forme simboliche e gesti rituali. In questo metodo, l'ispirazione alle danze tribali è resa evidente dafl'utiliz-zo dei suoni ritmati dei tamburi e diforme di canto ripe­titive nel contesto del gruppo, cui viene attribuita una funzione materna. Il ritmo dei tamburi evoca il battito cardiaco amplificando e sintonizzando il rapporto tra mondo interno ed esterno. Come lo stesso Duplan suggerisce, il suo metodo si configura come un tipo di approccio antropologico in cui sì considera la persona nella sua globalìtà, dando la possibilità, a chi lo deside­ra, di fare un lavoro su di sé attraverso la ricer­ca/recupero di movimenti, gesti e riti universali, presen­tì in tutte le culture. Come ricorda il noto antropologo Claude Lévi-Strauss, la psicanalisi e lo sciamanesìmo sono accomunati da una potente efficacia simbolica.

Entrambi metodi di cura, essi offrono attraverso i sim­boli {parole, gesti o riti) una possibilità di liberare le pul­sioni, collegandole a rappresentazioni aventi una va­lenza positiva per la riorganizzazione psichica.

La danza con i suoi movimenti ci riconnette alla terra (alzare i piedi e batterli sul pavimento) e al contempo ci protende verso il cielo, con tutte le valenze sìmboli-che che ciò evoca, permettendoci di ricollegare e riat­tivare quella parte di noi che è parte del movimento infinito e ciclico del divenire. Come sosteneva la divina Isadora Duncan; «Se cerchiamo la vera fonte della danza, se ci rivolgiamo alla natura, allora troviamo che la danza del futuro è la danza del passato, la danza dell'eternità, che è stata e sempre sarà la stessa», II ballo si pone anche come una possibilità espressiva non solo del singolo ma dì tutta la collettività, gettan­do quel ponte indispensabile tra il sé e l'universo, am­pliando la nostra soggettività fino quasi a dissolverla in una dimensione ancestrale, archetipica. Forse è proprio questa una delle chiavi terapeutiche della danza, ovvero la possibilità che ci offre di trasformare le nostre emozioni, le nostre pulsioni, talvolta distrutti­ve e pervasive, in gesti simbolici che appartengono non solo a noi ma alla storia dell'umanità. La danza ci riporta alle orìgini.

Vita Psichica

La nostra vita psichica ha origine proprio dal corpo e nel corpo. La prima vera danza che sperimentiamo è quella nel ventre dì nostra madre mentre cammina, si china, si affaccenda e noi galleggiamo così nel suo magico liquido amniotico. Questo è un vero affidarsi al movimento, al ritmo, al flusso energetico non solo no­stro ma del mondo che ci circonda. È curioso notare come aspettare un bambino si dica proprio "gravi-danza"!

Numerosi studi testimoniano lo straordinario potere che hanno nella vita delle persone le esperienze vissu­te nel ventre materno. Uno dì questi studi retrospettivi mette in luce come persone che in età adulta dimo­strano eccellenti qualità nel loro sistema di equilibrio sembrano avere come caratteristica distintiva l'aver avuto una madre danzatrice piuttosto che una madre che ha dovuto stare a lungo ferma! Per non parlare della meravigliosa esperienza dell'es­sere portati, nei primi anni di vita, dal corpo e sul corpo la madre, come ancora avviene in molte culture afri­cane e sudamericane. Queste donne sì muovono e svolgono le comuni attività quotidiane coi loro figli sulla schiena, permettendo ai bambini di partecipare dina­micamente alle attività del villaggio in un benefico mo­vimento psichico e fisiologico. Simbolicamente tutto ciò, traslato nell'età adulta, concorre a recuperare quella capacità di "lasciarsi muovere" piuttosto che muoversi, così preziosa nei percorsi psicoterapici, dove è fondamentale, anche se si è nel dolore, la di­sponibilità ad attendere piuttosto che cercare affanno­samente una soluzione rapida alla sofferenza: attende­re significa fermarsi, [asciarsi muovere, lasciare che qualcosa accada.

 

Espressione del Non-Detto

sa che può essere comunicato, fatto fluire all'esterno, senza che l'interiorità rimanga incarcerata nel corpo e nel non-detto: in questo modo libera e cura. Non sarà inutile ribadire sulla scorta dì Mare Muret, psicologo che sì occupa di arteterapia: «Mentre con le parole si può dire tutto, il corpo non inganna mai». Concludiamo suggerendo i casi in cui la danzaterapia può essere indicata. In generale si tratta di tutti i disa­gi della persona che comportano una difficoltà nel li­berare il linguaggio corporeo: nello specifico sì può pensare ai disturbi alimentari o dell'immagine di sé, alle tossicodipendenze - in cui il corpo è come dimen­ticato e calpestato - e a tutti i disturbi psicosomatici, quando nel fisico sì manifesta un sìntomo che in realtà parla dell'anima.

La danzaterapia può però essere preziosa anche in situazioni non francamente patologiche. Attraverso il ballo è infatti possìbile allentare quotidiane tensioni, sciogliere ingorghi inferiori e darsi la possibilità di ri­creare una relazione dialettica tra corpo e psiche. Un corpo abitato consapevolmente può divenire stru­mento narrativo capace dì raccontare e mettere in atto pienamente il proprio sé.

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